Il ruolo del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, e soprattutto la sua sfera di responsabilità, ha subito negli anni un deciso mutamento e sempre più spesso tale tema è stato oggetto di decisioni giurisprudenziali.

Recentemente, con la sentenza n. 27516 del 1 giugno 2017, la Corte di Cassazione ha fornito un interessante contributo in materia; in essa - di conferma della sentenza di assoluzione dell'RSPP - viene ribadito il ruolo che tale figura deve avere nei confronti del datore di lavoro, di consulenza e supporto alle sue decisioni; infatti, si afferma che "il DVR predisposto dall'imputato (l'RSPP, per l'appunto) conteneva sufficiente indicazione ed individuazione del rischio presente nel reparto laddove veniva indicato un rischio per la pericolosità intrinseca delle presse aggravato dalla inidoneità dei dispositivi di protezione non conformi alla legge", si può quindi affermare che "attraverso il DVR vi è stata segnalazione al datore di lavoro idonea  a sollecitarne i poteri di intervento per eliminare la situazione di rischio, sollecitazione alla quale il datore di lavoro non ha evidentemente reagito".

Per converso, l'RSPP risponde a titolo di colpa professionale degli eventi dannosi derivati dai suoi suggerimenti sbagliati o dalla mancata segnalazione di situazioni di rischio, dovuti ad imperizia, negligenza, inosservanza di leggi o discipline, che abbiano indotto il datore di lavoro ad omettere l'adozione di misure prevenzionali necessarie.