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IL LAVORO ALL'APERTO NEI MESI ESTIVI
(del 09 07 2015)

Con l'arrivo dell'estate si ripropone la problematica della tutela delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori più esposti al fenomeno, in particolare quelli che operano all'aperto.
Naturalmente anche tale fattore di rischio (il rischio di colpo da calore, come viene definito) deve essere oggetto di valutazione da parte del datore di lavoro, che deve individuare le necessarie misure di prevenzione e protezione.
In merito, lo SPISAL dell'ULSS 17 di Padova ha predisposto un documento informativo che fornisce utili indicazioni per i soggetti interessati.
Importante è la parte relativa al riconoscimento della patologia di calore, i cui segni premonitori sono abbastanza blandi (irritabilità, confusione, cute calda e arrossata, sete intensa, sensazione di debolezza, crampi muscolari), ma che rapidamente possono degenerare, con vertigini, affaticamento eccessivo, nausea e vomito, tremori e pelle d'oca che indicano un repentino aumento della temperatura. Infine si manifestano difficoltà di concentrazione e di coordinazione con mancanza di equilibrio, seguiti dal collasso con perdita di coscienza e/o coma, ed in tale fase la temperatura corporea può raggiungere o superare i 42,2°C.
È quindi fondamentale, in presenza di tali sintomi, portare immediatamente soccorso al lavoratore, attivando il soccorso sanitario, posizionando la persona all'ombra e al fresco, sdraiato in caso di vertigini, sul fianco in caso di nausea, mantenendola in assoluto riposo, slacciando o togliendo gli abiti; è anche opportuno raffreddare la cute con spugnature di acqua fresca, in particolare su fronte, nuca ed estremità


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