La fondazione studi dei Consulenti del Lavoro ha predisposto uno studio relativo al rischio contagio da COVID-19 nell’ambito dei lavoratori italiani. L’indicatore di rischio contagio adottato si basa su cinque parametri, che tengono conto dell’esposizione dei lavoratori a malattie e infezioni, dalla frequenza dei contatti e dell’interazione con altre persone, della prossimità fisica ad altre persone ed infine del luogo di svolgimento della prestazione, all’aperto o al chiuso. Sulla base di tali parametri circa 6,5 milioni di lavoratori, pari al 28,3% dell’intera forza lavoro, sono considerati ad elevato rischio di contagio, di cui il 12,2% molto alto e il 16,1% alto. Le professioni a maggior rischio sono i medici, i tecnici della salute, tra cui infermieri, radiologi, esperti di diagnostica, e professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, come massaggiatori sportivi, operatori socio sanitari, assistenti di studi medici. Di seguito troviamo gli specialisti delle scienze della vita, come farmacisti, biologi, veterinari e professori di scuola primaria. Vi sono poi gli operatori della cura estetica (parrucchieri, estetisti e massaggiatori), tecnici dei servizi sociali (assistenti sociali, operatori servizi all’impiego), professioni qualificate nei servizi personali e assimilati (baby sitter, badanti e altre figure addette alla sorveglianza bambini o assistenza personale) e assistenti di viaggio (hostess, steward, accompagnatori di gruppi). Sono poi considerati a rischio alto gli esercenti e addetti alle attività di ristorazione come baristi, camerieri e cuochi, gli addetti alle vendite come commessi, cassieri, addetti ai distributori di benzina, i professori di scuola secondaria e post secondaria, le figure addette all’accoglienza e all’informazione della clientela, gli specialisti dell’educazione e della formazione, gli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro. |