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Studio del National Toxicology Program sui danni derivanti dai telefoni cellulari
(del 02 11 2018)

È stato pubblicato lo studio, durato più di 10 anni e costato 30 milioni di dollari, relativo ai potenziali pericoli derivanti dall’uso dei telefoni cellulari; sono stati studiati gli effetti su ratti e topi dall’esposizione delle frequenze radio usate nella tecnologia 2G e 3G, rilevando una evidenza di tumori al cuore nei ratti maschi, e di tumori al cervello e alla ghiandola surrenale, sempre nei ratti maschi.

Lo studio sottolinea che i risultati non possono essere direttamente applicati agli uomini per due ragioni:

a)       il livello e la durata dell’esposizione sono molto maggiori di quelle che le persone possono ricevere dai telefoni cellulari;

b)      ratti e topi hanno ricevuto radiazioni irradiate sul corpo intero, il che è differente rispetto all’esposizione maggiormente concentrata che le persone ricevono dai telefoni cellulari.

Lo studio inoltre non riguarda le tecnologie 4G e 5G né i WiFi, che sono attualmente estremamente diffuse.

In sostanza tale studio si pone come base di partenza per futuri studi che riguardino le nuove tecnologie, dalle quali si possano trarre elementi utili per la prevenzione eventuale di danni alla salute umana; da questo punto di vista, lo studio rammenta come i telefoni cellulari siano usati dal 91% della popolazione adulta degli Stati Uniti, e tale diffusione fa sì che anche un piccolo incremento nell’incidenza di malattie derivanti dal suo uso può avere enormi implicazioni sulla salute pubblica.

Nell’ambito della sicurezza, occorre infine rammentare come in alcuni casi sia stato riconosciuto il carattere professionale di malattie legate all’uso intenso ed eccessivo del cellulare per motivi lavorativi: naturalmente, trattandosi di malattia non tabellata, è stato il lavoratore a dover dimostrare il nesso tra la propria malattia e l’uso del telefono cellulare quale parte delle proprie mansioni lavorative.




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