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LA SINDROME DEPRESSIVA QUALE MALATTIA PROFESSIONALE
(del 21 08 2018)

Come noto, il sistema delle malattie professionali si basa sul riconoscimento delle patologie inserite nelle tabelle allegate al D.P.R. 1124/1965, in base alle quali lo svolgimento dell’attività o l’esposizione al fattore di rischio corrispondente alla malattia stessa comporta il riconoscimento della sua natura professionale; in seguito poi alla sentenza della Corte Costituzionale 179/1988 è stato ammesso il riconoscimento anche delle malattie “non tabellate”, purché sia provata la causa di lavoro.

La sentenza n. 20744 del 17 agosto 2018 vede il conoscimento della malattia derivante da situazioni di costrittività organizzativa, quale il mobbing, ribaltando così la sentenza della corte di Appello.

La Corte sottolinea come rilevi non soltanto il rischio specifico proprio della lavorazione, ma anche il c.d. “rischio specifico improprio”, ossia non strettamente insito nell’atto materiale della prestazione, ma collegato alla prestazione stessa. Pertanto, risultano indennizzabili tutte le malattie di natura fisica o psichica la cui origine sia riconducibile al rischio del lavoro, sia che riguardi la lavorazione, sia che riguardi l’organizzazione del lavoro e le modalità della sua esplicazione, posto che il lavoro coinvolge la persona in tutte le sue dimensioni, sottoponendola a rischi rilevanti sia per la sfera fisica che psichica.

Quindi, ogni forma di tecnopatia che possa ritenersi conseguenza di attività lavorativa risulta assicurata all’INAIL, anche se non è compresa tra le malattie tabellate o tra i rischi tabellati, dovendo in tal caso il lavoratore dimostrare soltanto il nesso di causa tra la lavorazione patogena e la malattia.

In tale ambito, ovviamente, assume particolare rilevanza la valutazione del rischio stress lavoro-correlato, di cui all’articolo 28 del Testo Unico, quale fondamentale strumento di prevenzione delle malattie di tipo psicosociale – organizzativo.




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